Oratorio musicale
Pubblicato in News · 28 Giugno 2024
Prima esecuzione dell'oratorio musicale di Cosimo Scordato e Emanuele Amorello "Rosalia Festìnans". Venerdì 12 luglio 2024, ore 21.00. Piano della Cattedrale di Palermo.
Coro:
Baritoni: Gino Alfieri, Franco Gagliardotto, Beppe Vitale
Tenori: Gaetano Butera, Nicola Clemenzi, Giovanni Maggiore
Contralti: Giusy Acciaro, Marisa Di Simone, Rosalba Montalbano, Gabriella Novello, Rosalia Spatafora, Iwona Kazmierska, Silva Restivo, Patrizia Tumminia
Soprani: Liseby Couronne, Alba Lizio, Eliana Lombardo, Silvia Mangiò, Maria Prestana, Elena Spano
Direttrice:
Monica Inglima
Voci soliste:
Gino Alfieri, Gaetano Butera, Liseby Couronne, Alba Lizio, Elena Spano, Beppe Vitale
Strumentisti:
Emanuele Amorello (tastiere), Franco Argento (batteria), Luca Ghidini (contrabasso), Gianfranco Gioia (clarinetto e sax), Alba Lizio (pianoforte), Tommaso Marchese (chitarra e armonica), Salvatore Testaverde (basso elettrico)
Narratrici:
Maddalena Alfieri, Pippi Salerno
Movimenti coreografici
a cura dello “Studio di danza” Bagheria
Eliana Lombardo e Laura Lopiano
Video “Ouverture”
Emilia Gagliardotto
Rosalia Festìnans
Presentazione
Il titolo
Il titolo Rosalia festìnans non è casuale non solo per l’assonanza che esso ha col tema del Festino, ma anche perché il termine latino festìnans indica “una persona che ha fretta o che fa fretta”. Detta fretta si può riferire alla svolta spirituale che, secondo la narrazione proposta, Rosalia avverte nel momento in cui, dopo l’apparizione del Cristo, sente l’urgenza di voltare le spalle al Palazzo reale e alla Città per dedicarsi alla vita ascetica e contemplativa; parimenti, la fretta può essere riferita alla Santa in quanto desiderosa di imprimere il risveglio, il risanamento e il rilancio sociale, culturale e spirituale alla sua Città.L’operaL’opera è al confine tra il musical e l’oratorio tradizionale; in questo modo si vuole tentare di coniugare la tradizione con la contemporaneità.
La tradizione
Il testo letterario è la riduzione, a libretto musicale, del poema epico di Petru Fudduni La Rosalia, pubblicato nel 1651. P. Fudduni (Palermo 1600? – 1670) è certamente il più grande poeta dialettale del Seicento siciliano. Non a caso il Senato Palermitano gli chiese la composizione del poema, che egli realizzò con grande libertà creativa e artistica, fruendo delle opere del padre gesuita Cascini Giordano (1565 – 1635), il quale negli anni ’20 aveva pubblicato una prima messa a punto storica, non senza qualche approssimazione, sulla figura di Santa Rosalia. La bellezza delle immagini e la coloritura delle ottave in endecasillabi sono di immediata e facile fruizione, salvo qualche espressione arcaica, che viene illuminata dalla traduzione approntata dal sicilianista prof. Salvatore Di Marco
La contemporaneità
L’operazione punta a una comunicazione, che metta a frutto la sensibilità (estetica e sociale) del nostro tempo. Sul piano estetico, l’opera prende corpo nella forma musicale della canzone; facendo tesoro della migliore tradizione della canzone italiana e del linguaggio sciolto dei cantautori, si approda a una facile cantabilità, nell’intreccio tra narrazione, solisti e coro. Anche la strumentazione fa tesoro delle suddette esigenze mettendo a frutto strumenti armonici (clarinetto, contrabasso, tamburelli…) e strumenti elettrici. Sul piano sociale si tenta di attualizzare la vicenda della liberazione dalla peste legando la figura di Rosalia alla nuova liberazione dai bisogni e dalle tante contraddizioni della nostra società. L’integrazione tra passato e presente si avvale di forme integrate dei diversi linguaggi artistici: canto, suono, immagini, danza e abiti. Circa le immagini sarà proiettato all’inizio di ognuno dei tre atti un repertorio di fotografie e filmati; nel primo atto, immagini di contestualizzazione della vicenda storica di Rosalia; nel secondo atto, immagini relative alla grotta della Quisquinia e di Monte Pellegrino; nel terzo atto, immagini legate ai drammi del nostro tempo: droga, mafia, dissesto ecologico. La danza scandisce i momenti più rilevanti della narrazione sia con espressioni coreutiche di alta concentrazione corporea, sia con espressioni coreutiche più espansive, volte a coinvolgere emotivamente il pubblico.Il costume, ridotto al linguaggio essenziale, gioca sulla etimologia tradizionale del nome di Rosa-lia con la doppia allusione alla rosa e al giglio.